Questo posto mi ha regalato tante emozioni naturali tra spiagge, cascate e parchi […].
Vi ricordate di Mattia, il ragazzo intervistato qualche mese fa che ci ha parlato della sua esperienza di vita in giro per il mondo dopo aver lasciato lavoro, famiglia e amici in Italia?
Oggi, a distanza di qualche tempo, restano nitidi i ricordi di ogni suo viaggio, arricchito grazie a persone, paesaggi, sensazioni ed emozioni che vogliamo raccontare ai nostri lettori, al fine vivere, virtualmente, tanti piccoli viaggi descritti in poche righe e aprire una finestra su un mondo troppo spesso assorbito e subìto dalle immagini rapide dei social. Il viaggio di Mattia comincia nel cuore dell’Oceano Pacifico, all’interno del Paese appartenente al Sud est asiatico che forse, più di tutti, ha lottato nel corso dell’ultimo secolo per l’indipendenza dai coloni britannici e per l’emancipazione economica. Il suo viaggio comincia in Malesia.
Il mio viaggio parte da Singapore, città tanto luminosa quanto moderna che, alzando gli occhi al cielo e guardando i grattacieli, può sembrare una qualsiasi metropoli del mondo al pari di New York, Hong Kong. Tuttavia, in questa Città-Stato, ho trascorso solo quattro giorni per poi proseguire verso nord in bus e dirigermi in Malesia! Qui noto subito la differenza, molto più “asiatica” rispetto a Singapore – secondo l’immaginario comune di Asia caratterizzata dalla quasi totale assenza di traccia occidentale - ma in veloce movimento verso il progresso.
Il Paese è uno dei più sviluppati al mondo con il PIL situato al 29º posto, mentre è al 59º posto per PIL pro capite e vanta il quarto posto tra i Paesi di recente industrializzazione. I settori dei servizi, del turismo e della finanza, infatti, hanno tratto notevoli vantaggi nonostante la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, come per contadini della Malesia peninsulare e le popolazioni indigene di Sabah e Sarawak, dipendono ancora da un'agricoltura di sussistenza. Per risolvere questo grave problema sono stati presi provvedimenti con obiettivo la crescita economica, lo sradicamento della povertà e, soprattutto, la trasformazione della Malesia in una nazione altamente industrializzata entro il 2020. L'economia della Malesia vanta, infatti, due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, e quello della produzione di stagno. Anche dal punto di vista dell’istruzione e della Sanità, la Malesia si trova in una fase evolutiva verso il progresso: ad oggi l’istruzione non è obbligatoria ma rimane gratuita tra i 6 e i 19 anni, condizione controversa in quanto, da una parte lascia la libertà ai cittadini di poter accedere a una formazione totalmente gratuita con l’aggravante, però, della non obbligatorietà. A conferma di questo, i corsi di istruzione primaria sono frequentati da circa il 90% dei bambini, mentre nella scuola secondaria il tasso di abbandono scolastico è elevato. Per quanto concerne la sanità, invece, il governo intende migliorarla in molte aree: è partita la ristrutturazione degli ospedali esistenti, la costruzione e l'allestimento di nuovi ospedali, l'espansione del numero di poliambulatori e il miglioramento della formazione, in particolare della telemedicina. Intenzioni nobili che vedono, però ancora forti sperequazioni tra l’area urbana e quella periferica, cui problema fondamentale è la mancanza di strutture sanitarie adeguate ed estese a tutti i cittadini del Paese.
Dopo aver girato un po’ di città minori, arrivo a Kuala Lumpur, capitale della Malesia sfarzosa nella forma esteriore e nella sua anima e molto movimentata.
Centro economico, culturale e finanziario di tutta la Malesia e una tra le città più visitate in tutto il mondo che offre diversi servizi per ogni esigenza dagli hotel ai bar, discoteche, locali notturni fino ai siti storici come moschee, musei, piazze e palazzi governativi.
Nonostante la dinamicità della capitale e volendo stare un po’ in mezzo alla natura, mi sposto nella foresta, il Taman Negara, una delle foreste pluviali più antiche del mondo – le foreste pluviali stimano origini risalenti a 130 milioni di anni fa - , un parco nazionale che si estende in tre paesi malesi, di una grande imponenza. Mi accorgo della variegata biodiversità presente nel parco e vengo a conoscenza dell’esistenza del fiore, o meglio, della pianta parassita, più grande e puzzolente al mondo, la Rafflesia. Cerco di individuarla attraverso le foto su Internet e capire il tasso di probabilità di vederne una, considerando che si tratta di una pianta che impiega nove mesi per crescere e sbocciare per poi… vivere solo 7-8 giorni!
Niente da fare, da quelle parti nessuno riesce ad aiutarmi per individuarla così, dopo aver fatto belle e svariate camminate in mezzo alla natura, mi sposto verso le Cameron Highlands.



Zona molto famosa della Malesia per la produzione del tè, si tratta di dolci colline percorse da sentieri che si snodano nella giungla tra cascate e montagne sempreverdi che permettono di fare un salto anacronistico al 1885 quanto il topografo William Cameron rileva la zona e la rende tappa obbligatoria di molti coltivatori di tè, orticoltori cinesi e facoltosi colonialisti, tra cui i britannici che solo nel 1965 abbandonarono la zona. In questa vasta area fertile si coltivano ortaggi e fiori destinati alla vendita in tutto il Paese. Ovunque crescono spontaneamente bellissimi e colorati fiori selvatici. Ed è proprio qui che continua la ricerca di Mattia.
In questo posto paradisiaco, dopo tante passeggiate tra piantagioni di tè e panorami mozzafiato, sento di nuovo parlare del fiore. Parlo con alcune agenzie che organizzano tour che, a seguito del covid sono rimaste ferme e che quindi non mi possono aiutare.
Stavo per mollare quando, in ostello, una ragazza svizzera conosciuta là, parla con un gruppo di persone che l’hanno trovato, affittiamo uno scooter per metterci alla ricerca e vicino alla foresta troviamo un indigeno che con un macete legato sul fianco decide di portarci nel luogo esatto dove poter ammirare la Rafflesia! Dopo una mezz’oretta avventurosa tra piante e fiume arriviamo davanti a questa incredibile pianta: un arancione/rosso intenso in mezzo a tutto il verde circostante della foresta! Tanto enorme quanto inquietane e… puzzolente! Avevamo letto di quanto fosse maleodorante in quanto gli insetti che ci finiscono dentro vengono catturati e lasciati marcire internamente - chiamata, per questo, “pianta carne” o “ pianta cadavere” -ma, per nostra fortuna, è sbocciata solo il giorno prima e quindi ancora non maleodorante. È stata un’impresa ardua trovare il fiore e proprio per questo ancora più bello averlo visto!
La Malesia mi ha regalato poi ancora tante emozioni naturali tra spiagge, cascate e parchi! L’ idea iniziale era di tornare in Italia dopo aver visitato questo incredibile Paese ma forse, proprio alla fine di questa giornata, decido di continuare e.. volare in Vietnam!