La notte in cui la luna scomparve
Parte 3/4 di un racconto fantastico firmato da Teresa Giannini
Caro lettore,
se sei arrivato al terzo episodio di questo racconto è perché, probabilmente, abbiamo qualcosa in comune. Cosa, forse, non lo sapremo mai ma, per ovvi motivi, sono felice che ci sia.
Ti auguro buona lettura e buona domenica!
5.
Sveglio alle 7.00, con scarse 5 ore di sonno, lunedì 10 ottobre sono sceso nella mia cucina per fare colazione ed ho trovato mia sorella ai fornelli.
- Crostata con crema pasticcera e fragole, caffè espresso e un bicchiere d’acqua liscia. Dimenticato qualcosa?!
- Direi di no… ma tu cosa ci fai qui?!
- Sono venuta a preparati la colazione, mi pare ovvio.
Oh, benissimo! Proprio oggi che devo iniziare il mio nuovo misterioso lavoro doveva venirle questa voglia? Il suo tempismo è assurdo. Penso.
- Ti crea problemi?
- Ma cosa dici? Sei a casa tua qui.
- Benissimo, perché verrò a prepararti la colazione tutte le mattine e cucinerò qualcosa in più, così avrai pronto anche il pranzo.
Questa è follia! Mia sorella deve avere la febbre o deve aver battuto la testa, perché non è normale tutto questo. Prepararmi la colazione e il pranzo tutte le mattine? Ma che motivo deve avere? Mi chiedo.
- Mi sembra un’idea molto premurosa e ti ringrazio veramente, ma tu non hai da fare? Non devi andare a scuola?
- La mia scuola non è molto lontana da qui prendendo l’autobus e se riesco a stare qui per le 6.00, ho il tempo di fare tutto.
- Sì, ma vuol dire che tu dovresti svegliarti alle… a che ora? Le 5.00?
- Alle 4.45, ho già calcolato tutti i tempi.
- Ma cos’è che mi sfugge?
- Che non mi è mai piaciuto dormire più di tanto forse…
- No, no, no, ragazzina! Riconosco un’assurdità quando la vedo, soprattutto quando se ne sta bella e tranquilla ai fornelli della mia cucina. Sputa l’osso!
- Mah…
- Adesso!
Tu non sei la persona che fa qualcosa senza un motivo preciso, non ti piace parlare a vanvera e non sopporti le perdite di tempo, perciò mi stai nascondendo un segreto e anche alquanto ingombrante. Mi dico.
- Te lo dirò, d’accordo, ma tu non devi farmi domande, ok?
Ah, ci risiamo! Ma allora è un vizio di famiglia… che poi, chi dice che io abbia chissà quante e quali domande da fare?! Magari potrei accontentarmi di ascoltare una storia per quello che è e non per ciò che significa. In fin dei conti ho fatto così per tutta la vita. Sbuffo in me stesso.
- Va bene…di nuovo!
- Come?
- No, niente, ti ascolto.
- Ho sognato mio padre qualche sera fa.
- Non sarà stato venerdì?
- Sì, proprio venerdì. Tu come lo sai? E comunque ti avevo detto di non fare domande!
- No, non lo sapevo, ho solo tirato ad indovinare. Starò in silenzio adesso, va avanti.
Pazzesco! Esclamo tra i miei pensieri. Pazzesco.
- Ho sognato di essere seduta in un campo di margherite a guardare le stelle. Sapevo di essere sola, quando ad un tratto mi si è avvicinata un’ombra grigia, che si è seduta accanto a me e mi ha sussurrato qualcosa all’orecchio… Non lasciarlo solo. Così mi ha detto. E poi l’ombra è sparita e si è fatto giorno. Ho sognato un’alba splendida.
- Magnifico, surreale a dir poco! E come fai ad essere sicura che fosse proprio tuo padre?
- Ma del non fare domande cosa non ti è chiaro?
- Ok ok, era tuo padre e stava parlando certamente di me, perché…? Si può sapere almeno questo?
- Dove si trovano i tuoi calzini a strisce rosse?
- Quali calzini?
- Quelli che nostra madre ti ha regalato per il tuo compleanno.
- Bèh, non saprei dirtelo adesso…
I calzini dannazione! E chi lo sa dove sono finiti? Vuol dire che sono andati perduti… dannazione! Ma come faccio a mantenere a mente la posizione esatta di ogni cosa qui dentro? Forse sforzandomi potrei risalire almeno all’ultima volta che li ho indossati, a patto di averlo effettivamente fatto. Inizio a dare di matto.
- Tranquillo, sono sotto il tappeto che usi sotto la scrivania.
Come?! Penso.
- E tu come lo sai?
- Capisco questa casa molto più di te evidentemente. Lo so e basta. Ma non fa alcuna differenza in ogni caso, il risultato è sempre lo stesso. Tu hai bisogno di me. Da oggi più che mai. E ora scusami ma devo assolutamente scappare, perché devo andare a scuola come ben sai.
Stordito e leggermente inquieto, ho consumato la mia colazione e sono rimasto seduto al tavolo della cucina per circa un’ora, aspettando l’illuminazione proclamatami da mio padre. Fino alle 8.00 assolutamente nulla, nemmeno il barlume di un segno leggero su cosa sarebbe dovuto accadere di lì a poco.
Poi, alle 8.01 mi sono alzato e sono andato vicino alla finestra, per prendere un po’ d’aria. Ed è stato lì che l’arcano mi si è rivelato in tutta la sua irrazionalità.
6.
Una luce bianca e vaporosa si irradiava da un punto in mezzo all’erba in tutte le direzioni. In altre occasioni mi sarei spaventato o quantomeno insospettito, ma questa volta no. Una consapevolezza folgorante mi ha aperto l’anima, facendomi precipitare in me stesso in un istante.
La luna era lì, nel mio giardino! Proprio lì nel mezzo. E non era grande èh, non più di una pallina da golf almeno, e splendeva in un modo… Sembrava venir fuori da un dipinto, ma che dico! Da una cosa più bella di un dipinto. Insomma, era la luna, capirete cosa intendo. Se ne stava lì tranquilla nel mio giardino senza che nessuno se ne accorgesse.
Inizialmente ho creduto strano che mia sorella non si fosse accorta di quella sfera bianco argentea lucente che sostava tra le aiuole, poi ho pensato alla conversazione che avevamo avuto un’ora prima, alla telefonata di mio padre, alla lettera inviatami dalla mia ex ragazza, al cesto di vimini, a tutte le volte che non ho detto ti amo e, a fronte di questo, non mi è sembrato più strano niente.
7.
Vi starete chiedendo cosa ci facesse la luna a splendere nel prato di casa mia. Me lo sono chiesto anch’io, per un attimo solo però. Passato quello, ho preso la luna tra le mani e l’ho lanciata verso il cielo.
Torna al tuo posto. Ho pensato.
Avete presente le piume d’oca? Quelle che svolazzano in una camera da letto quando si sbatte il piumone per rimettere in ordine. Sapreste dirmi quanto pesa una di quelle piume? Le avete avute addosso più volte e più di qualcuna contemporaneamente, sicuramente, ma sapreste dirmi quanto pesano? Ve lo chiedo perché sarei felice di fare un paragone azzeccato, anche se in fin dei conti non occorre sapere il peso con precisione.
Ad ogni modo… La luna è più leggera di una piuma d’oca, mi azzarderei a dire che non ha alcun peso, se non quello della bellezza, che pure è un azzardo a pensarci bene. Una luce antica, di cristallo.
A lanciarla in aria ho sentito il mio cuore sbocciare e guardandola riposizionarsi nell’azzurro del giorno, ho saputo, non capito, saputo, di trovarmi al posto giusto nel momento giusto.
Per anni ho allenato la memoria, al fine di sapere la precisa posizione di ogni singolo oggetto presente in casa mia. Ogni singolo oggetto che ritenessi potenzialmente utile e che, assolutamente, non avrei sopportato di perdere. Mia madre e i miei amici hanno sempre trovato bizzarra questa mia attitudine e, anche se mai nessuno mi ha direttamente preso in giro per questo, mi è capitato spesso di notare un certo imbarazzo in alcune circostanze. Ma alla luce di quello che avevo appena dovuto fare, quell’allenamento è diventato improvvisamente essenziale e tutta la mia vita ha guadagnato di significato.
La luna, polare, leggera, minuta, nel mio prato. Capite? E io che la prendo e la scaglio verso il cielo? Potete non credermi, è un diritto tutto vostro, ma la mia storia è questa qui e non avrete altre verità. Da un giorno all’altro sono diventato una sorta di guardiano, il custode della luna.
Un lavoro di enorme responsabilità, che avvolge e guida interamente l’esistenza di un uomo.
Da quel giorno mi sono sentito più legato a mio padre ed ai miei avi. Mi sono sentito parte non solo di una famiglia speciale, ma della storia dell’universo, come se tutto esistesse in me e io esistessi nel tutto. I pesci nel mare, la sabbia del deserto, plutone, il tempo. Una sensazione totalizzante, non posso dire altro, perché non si può spiegare altro, certe cose non si spiegano, altrimenti perdono sostanza.
8.
22.17, martedì sera. La luna era lì. Sopra il salice. Nessun dubbio. Ho ordinato la cena a domicilio, ho guardato un po’ di TV e sono salito in camera mia. Ero sazio come al solito, stanco come al solito, diligente come al solito.
Non sapendo come mio padre avesse svolto le sue mansioni da custode, nel corso del mio primo mese di lavoro, ho pensato spesso che la sua decisione di lasciare moglie e figlio fosse stata un po’ esagerata, sarò sincero. Mi sono detto più volte che magari mio padre tendeva ad essere più maniacale di me, considerando che io non avevo trovato necessario stravolgere totalmente la mia routine. Forse le mie abitudini già si adattavano a quel genere di lavoro e le sue no.
Voglio dire, non avendo esperienza di mogli e figli, era possibile che io non comprendessi la quantità di tempo assorbito dall’impegno di una famiglia a cui provvedere. Però non riuscivo a non pensare che la luna restasse tranquilla nel cielo per la maggior parte del tempo, muovendosi da sola, splendendo da sola, coprendosi e scoprendosi da sola, in perfetta autonomia. Ogni tanto bisognava darle una spolverata o un minimo di corda nel caso in cui avesse perso velocità, ma davvero, niente di straordinariamente rigido, un ritmo tutt’altro che febbrile.
Comunque, torniamo a noi ancora una volta…Sono andato serenamente a letto dopo aver controllato che luna fosse nel posto in cui doveva trovarsi, brillante come doveva essere e con il ritmo che doveva avere.
Il giorno dopo, al mio risveglio, era sparita!
Immaginate il mio stupore? No, dico, la luna era scomparsa. E come aveva fatto? Era caduta? Ma dove? L’aveva rubata qualcuno? Ma chi? Era volata più in alto forse? Ma come? Si era spenta? Ma perché? E per ognuna di queste variabili, o anche per tutte loro insieme, la domanda principale restava: ma quando?
I telegiornali erano chiari, la luna era invisibile da 8 ore e 43 minuti. Erano le 7 del mattino quando mi sono svegliato, mia sorella non era venuta, ma non era un dettaglio importante quel giorno. Se quello che si sentiva in televisione era corretto, la luna era scomparsa un attimo dopo che io stesso l’avessi vista.
Da non crederci! Penso. Da non crederci!
Non ero preparato ad un’eventualità del genere. Non credevo nemmeno possibile che potesse verificarsi. Un mondo senza luna? E chi l’ha mai provato? E non è stato molto difficile capirne il motivo. La terra era sconvolta, franata in un caos agghiacciante. Ed era interamente colpa mia, il guardiano della luna ero io e se la luna era scomparsa, la responsabilità non poteva che essere la mia.
Dannazione! Tralasciando momentaneamente il motivo della sparizione, e la spaventosa situazione che potevo scorgere ingigantirsi dalla mia finestra, mi è stato chiaro che occorreva fare qualcosa. Dovevo ritrovarla, non poteva essere altrimenti. Il problema era che non sapevo da dove iniziare, mi sentivo come quando non riuscivo a ritrovare qualcosa in casa e questo era un pessimo, pessimo, segnale.
Il punto era che per quanto potessi sforzare la memoria, questa volta non avevo briciole di pane dalle quali risalire alla casa nel bosco, perché non avevo in alcun modo interagito con lo spostamento della luna. Sono stato preso da uno sconforto tanto profondo che ho addirittura sbattuto la testa al muro. E per fortuna che l’ho fatto! In quei minuti di stordimento vero, infatti, mi sono ricordato dei calzini a strisce rossi, quelli che facevano una bozza al tappeto sotto la scrivania.
Mia sorella! Lei può aiutarmi, ne sono sicuro. Questo ho pensato. E, ringraziando dio, sapevo benissimo dove trovare lei.