Il Sogno di Henri Rousseau
Il buio in fondo all’anima
di Chiara Rebeggiani
Uno.
Erano le 4.45 di un mattino qualunque. Isabella dormiva nella sua stanza e tutto intorno taceva. Anche le prime luci del mattino sembravano voler chiedere il permesso per manifestarsi, per non interrompere il sonno di quella donna. Ad un tratto in quel silenzio denso, un latrato… un cane piangeva e come presa da un terrore sconosciuto Isabella si destò e i suoi pensieri andarono subito a quel pianto. Non pregava mai, eppure quella mattina si rivolse ad un Dio che neanche lei conosceva implorandolo di placare quel lamento. Poi fece per mettersi seduta sul letto ma sentiva la testa pesante. Scese con i piedi nudi a terra e s’incamminò per il corridoio semibuio e silenzioso. I pensieri esplosero nella sua testa e mentre camminava, senza volerlo, le sue labbra cominciarono a muoversi. Ben presto mi accorsi che stava parlando con qualcuno. Non volevo che si accorgesse di me e così mi ritirai dietro la porta e fu allora che sentii Isabella che stava parlando con sé stessa. Era così bella che non riuscivo a smettere di guardarla, dopo tutti quegli anni ancora non riuscivo a smettere di guardarla. Si vergognava di qualcosa… premetti l’orecchio contro il legno della porta. Poi si fermò davanti alla mia porta e la sentii dire a sé stessa di non preoccuparsi o qualcosa del genere.
Due.
Carlo e Isabella si conobbero trent’anni fa. Si incontrarono per la prima volta fuori da un teatro a Roma e non si fermarono troppo a pensare. Dopo un anno di frequentazione decisero di sposarsi. Ora che ci penso mi sento di affermare che allora il tempo avrebbe fatto la sua parte, avrebbe posposto le loro di parti per far bene il suo compito. Ogni qualvolta Isabella si trovava sola, immersa nei suoi pensieri più profondi e dedicandosi a quello che amava fare, le tornavano alla memoria dei flash; lei e Carlo, Roma, la loro fretta, i suoi sogni, i regali di Carlo, il gioiello di Marrakech. Dopo un anno di matrimonio senza nessun figlio in arrivo, Carlo riuscì a superare la barriera degli occhi di Isabella e ad entrare quasi a toccare la sua anima. Sono contento di dire che l’unica debolezza di quella donna così ferma e imperscrutabile era paradossalmente quella di essere un libro aperto. A volte la sentivo parlare con se stessa facendosi dei discorsi che ruggivano dentro di lei e quando si sentiva franare la terra sotto i piedi affermava a se stessa ,forse rimpiangendo la donna che un tempo era, adorando in silenzio il suo lato selvaggio , il suo spirito libero di cui forse era stata privata sposando quell’uomo. Beh, quella volta il Mr. Hyde della sua vita non riuscì a sbarrare la strada del tutto, e Carlo poté leggere che in fondo alla sua anima in quel periodo c’era qualcosa che non andava e che a lei sfuggiva, una sorta di desolazione interiore quasi viscerale. Eppure, lei e suo marito conducevano una vita molto borghese, non si erano mai fatti mancare nulla anche all’inizio della loro vita coniugale. Lei con i suoi capricci e lui con i suoi vizi. La loro villa di Roma era sempre stata al centro della scena mondana di quegli anni e loro due sempre sotto i riflettori. Un giorno mentre stava lavorando ad un progetto di fotografia per lo studio di New York, Carlo sorprese la sua desolazione alle spalle… la abbracciò. Ora, quello di Carlo non era un abbraccio come tanti se ne dettero, era sincero, il suo abbraccio parlava e diceva di voler imparare ad amarla, di volerle donare l’amore ricevuto, di voler scavalcare i suoi limiti per arrivare fino in fondo a toccarle l’anima. Carlo leniva le sue lacrime passandoci sopra le sue labbra morbide, e lei respirava il suo dopobarba abbandonata tra le sue braccia, il nero dei suoi occhi era l’unico posto buio dove le piaceva stare, aveva abbassato la guardia e Carlo aveva capito. La mattina dopo lei e suo marito chiusero il sipario e andarono via da Roma. Il sipario rimase chiuso per anni. E quando come al teatro il sipario si chiude durante la pausa e tutti sono distratti e poi, con le luci che si affievoliscono e le voci che si spengono e il sipario piano prende e si riapre e tutti fanno shh o wow così la vita di Isabella e Carlo fu subito dopo il fine primo tempo all’ inizio tanti shh e poi tanti wow.
Tre.
A Marrakech Carlo regalò una reggia di diversi acri a Isabella. Quando Isabella la vide rimase meravigliata e Carlo aveva puntato proprio a quella espressione sempre prima shh e poi wow…
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