People. Olympe de Gouges, una Donna per le donne
People è la rubrica che dà voce alle persone che hanno scritto e che scrivono tutti i giorni la storia. A cura di Chiara Conca
Ritratto di Olympe de Gouges, Alexandre Kucharski
«Uomo, sei capace di essere giusto? È una donna che te lo chiede: questo diritto, almeno, non glielo toglierai. Dimmi, chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso?»
Potrebbero sembrare domande dei giorni nostri, di donne sempre più indipendenti che non si arrendono a una società ancora patriarcale. Eppure, queste parole, taglienti e dirette nella loro semplicità, non risalgono al secolo scorso e neppure a quello precedente. Sono le parole di una donna che ha lottato per le donne. Di una donna che si è ribellata al sistema. Di una donna che non aveva paura degli uomini e che li ha sfidati con intelligenza e dignità. Una donna che agli uomini faceva paura. Una donna che per la sua forza è morta in nome delle altre donne.
Olympe de Gouges, all’anagrafe Marie Gouze, nasce il 7 maggio del 1748 a Montauban, un piccolo paese a sud-ovest della Francia. Fin da subito la sua esistenza è travagliata. Figlia illegittima di Jean Jacques de Pompignan, non è mai stata riconosciuta né dal padre naturale, né da Pierre Gouze, il marito di sua madre e, quindi, suo patrigno. All’età di quattordici anni, la famiglia la dà in sposa a Louis-Yves Aubry, che lei stessa definisce «un uomo anziano, né ricco né di buona famiglia». Riguardo alla loro unione scrive:
«Avevo appena quattordici anni quando mi fecero maritare un uomo che non amavo affatto. Fui sacrificata senza alcuna ragione che potesse bilanciare la ripugnanza che provavo per quest’uomo»
Nel giro di un anno Marie diventa madre e rimane vedova. Dopo questa esperienza, breve ma intensa, decide di non ufficializzare mai più nessuna relazione con il matrimonio, che lei stessa considera «la tomba dell’amore e della fiducia». Come se non bastasse, decide di ribattezzarsi Olympe de Gouges.
A soli ventidue anni, pensando al suo futuro, decide di cambiare vita. Parte e si trasferisce a Parigi con il figlio e il compagno Jacques Bétrix de Rozières, un uomo benestante, alto funzionario della marina. Nella capitale si inserisce fin da subito nei contesti borghesi. Frequenta intellettuali, artisti e scrittori. Si innamora della letteratura e, nonostante la sua istruzione scarsa, comincia a scrivere e a comporre opere. Altro grande amore di Olympe è l’ideale di democrazia rappresentativa. Nel corso della sua vita, la donna si batte per i più deboli: orfani, anziani, poveri e neri. Ma soprattutto, Olympe de Gouges si schiera per le donne e i loro diritti.
Nel 1791, in risposta alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” adottata dall’Assemblée Nationale due anni prima, pubblica la sua opera più famosa: la Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne. Si tratta di un insieme di diciassette articoli che invoca l’uguaglianza di donne e uomini sotto ogni punto di vista: giuridico, legale, dei diritti e dei doveri.
«La donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo»
- Art.1 -
Olympe invia l’opera anche alla regina Maria Antonietta con una lettera in cui chiede il suo sostegno nella battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne. «Avrete dalla vostra parte una metà del regno» le scrive.
La sua determinazione, la sua mentalità, i suoi ideali. Tutto è congeniale e in perfetta armonia con l’atmosfera rivoluzionaria che proprio in questi anni ha investito il Paese. Forse però Olympe è troppo avanti rispetto alla società del suo tempo e alle sue donne. Il suo appello non viene accolto come avrebbe voluto: in pochissime si uniscono alla sua lotta. Allo stesso tempo, il forte messaggio dell’opera spaventa gli uomini che la giudicano scandalosa e inaccettabile.
A peggiorare la sua situazione è lo schieramento netto contro la pena di morte di re Luigi XVI. Olympe è accusata di essere filo-monarchica. Così, Robespierre la fa incarcerare e il 3 novembre 1793 spegne per sempre la sua fiamma. Olympe de Gouges muore decapitata all’età di 45 anni. Nel giorno della sua morte il Feuille de salut public scrive: «Sembra proprio che la legge abbia punito questa cospiratrice per essersi dimenticata le virtù che si addicono al suo sesso».
A duecento anni dalla Rivoluzione francese, nel Paese vengono pubblicati tutti i suoi testi, anche la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, facendo risuonare per sempre la voce della prima femminista della storia.