Oggi Stay. è Tamara De Lempika, che racconta come sta cambiando il mondo del lavoro con l'IA
di Paola Sireci

Alta, capelli lunghi color caramello, sorriso raggiante, dentatura durbans e connotati perfetti. La ragazza che tutti gli uomini vorrebbero, eppure non esiste. Si chiama Alba Renai ed è una delle tante influencer create dall’intelligenza artificiale che quest’anno è al timone della conduzione della sezione “Super secretos” dell’Isola dei famosi spagnola. Con un collegamento da remoto, la presentatrice racconta segreti e pettegolezzi del noto reality show, come se fosse un’inviata speciale in diretta dall’isola sperduta in cui è girato il programma.
Ma non è l’unica. Il mercato delle influencer digitali, create dall’IA pare stia andando fortissimo negli ultimi anni, come soluzione alla gestione dei lavoratori reali che per i datori di lavoro è sempre più impegnativo, specie nel settore della pubblicità e della moda. È il caso di Aitana Lopez, splendida modella venticinquenne di Barcellona creata da Ruben Cruz, fondatore dell'agenzia di modelle The Clueless, che in un'intervista a Euronews ha dichiarato di aver pensato di creare Aitana in un momento particolarmente delicato per il suo lavoro, in cui i clienti sembravano sempre più scontenti dei progetti seguiti dall'agenzia e quindi, per ovviare al problema ed evitare di barcamenarsi nelle questione che non dipendessero direttamente dall’azienda, ha creato da zero un influencer facilmente gestibile a proprio piacimento che oggi conta oltre 100.000 followers e un guadagno mensile di circa 10.000 dollari grazie alle sue foto in lingerie. Soldi facili, diranno in molti, guardando questi profili, ma di fatto ogni singola influencer è stata prima studiata teoricamente, poi creata digitalmente attraverso caratteristiche fisiche, interessi, tratti caratteriali che le rendono diverse tra di loro e difficilmente confondibili. Alba Renai, infatti, ( la conduttrice dell’isola dei famosi) debutta nel 2023 su Instagram e si presenta come una viaggiatrice, sportiva e una partecipatrice assidua degli eventi mondani, come anche tutte le altre influencer create e che oggi sono attive sui social, ognuna unica per tratti fisici particolari. Se volete sbirciare i loro profili, basta cercarle nelle barre di cerca di Instagram con il loro nome cognome: Lu Do Magalu, Nefele – prima influencer virtuale di nazionalità italiana - , Noonoouri, Shudu Gram, Imma, Liam Nikuro, Leya Love e Lil Miquela. Oltre alla loro personalità, stile di vita, c’è un elemento ben evidente e non trascurabile all’interno dei loro profili, ovvero le sponsorizzazioni: oltre a configurarsi come modelli estetici ispirati da persone reali e non– come nel caso di Shudu Gram, ispirata a Barbie Principessa del Sudafrica e gli occhi ripresi dalla nota attrice Imam – sono il perfetto veicolo attraverso il quale le aziende pubblicizzano e vendono i loro prodotti, senza dover gestire le dinamiche relative al rapporto datore di lavoro- lavoratore, compreso il pagamento dello stipendio di quest’ultimo che diventa, automaticamente, un costo in meno e in guadagno maggiore per l’azienda stessa.
Sarà questo il futuro del mondo del lavoro attraverso l’intelligenza artificiale? Consultando Chat Gpt è facile trovare qualsiasi cosa l’utente stia cercando, dalla spiegazione più becera di qualsiasi concetto, alle “scuse reali per non uscire il sabato sera”, alla stesura si interi articoli giornalistici, o alla consultazione legale, medica, fino alla creazione di immagini, video e di persone che soddisfino la finalità dell’utente. L’intelligenza artificiale sta diventando un’estensione sociale e culturale attraverso la produzione di contenuti ad hoc che il lavoratore tradizionale probabilmente non sarebbe in grado di creare. E perché piace tanto, nonostante abbia qualcosa di inquietante? Perché oggi si ambisce alla perfezione, soprattutto in ambito lavorativo, al massimo profitto con il minimo sforzo, e la fatica dovuta alla gestione di personale, di fornitori e clienti rallenta questo processo perfezionistico del lavoro mirato esclusivamente al guadagno.
Prima di oggi, qualcuno ci era arrivato prima nel 2018 con la creazione di Lumidolls, il franchising specializzato nell’affittare camere a ore tra clienti e… bambole. Asiatiche, caucasiche o africane sono state create minuziosamente per riprodurre verosimilmente il corpo femminile e maschile, tanto da definirne caratteristiche fisiche specifiche come il peso, la forma delle labbra, del seno o la misura del pene. Lumidolls era un’attività paragonabile ai bordelli oggi chiusi in molte parti del mondo dove, però, non vi era lo sfruttamento umano e dove quindi uomini e donne erano davvero degli oggetti da consumare. Il profitto dell’attività, prolifica in diverse città europee come Torino, Mosca e Barcellona, dovuto dall’affitto della camera, non era ripartito tra chi prestava il loro corpo in quanto bambole. Oggi Lumidolls non è più attiva ma ha anticipato, in minima parte, quello a cui oggi stiamo assistendo, ovvero la creazione di esseri finti che svolgono lavori reali, con il solo fine di profitto e perfezione, gli unici veri dei oggi contemplati.
È la fine o l’inizio di una nuova era?
Perché quest’opera?
Simbolo dell’art déco, “La ragazza in verde” rappresenta in pieno il progresso, il futuro e una bellezza ed erotismo artificiale che caratterizza le opere di Tamara de Lempika, creato nel pieno del movimento artistico, nato negli anni Venti del XX secolo come necessità e possibilità di pensare al futuro. E in effetti è possibile considerare l’Art Déco un’anticipazione dell’era social in cui uomini e donne e in particolare le persone benestanti hanno un desiderio struggente e aggressivo di sbarazzarsi del passato e abbracciare il futuro in tutta la sua gloria creata dall’uomo e guidata dalle macchine e oggi palesato nella sua massima espressione con l’intelligenza artificiale.
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