Oggi Stay. è Lisetta Carmi, che racconta l’anima transessuale, oggi profanata dal Pride
di Paola Sireci
“Osservare i travestiti mi ha fatto capire che tutto quello che è maschile può essere anche femminile, e viceversa. Non esistono comportamenti obbligati, se non in una tradizione autoritaria che ci viene imposta dall'infanzia”.
Nel reportage di Lisetta Carmi, contenuto nel suo volume “I travestiti” del 1972, la fotografa genovese, attraverso delle fotografie d’impatto visivo, lascia in sospeso il concetto di naturalezza e normalità cui siamo soliti riferirci, provocando la censura del libro in quanto ritenuto scandaloso per la mentalità del tempo. Uomini e donne catturati in momenti di vita quotidiana, dalla sfera domestica, privata, alla vita sociale che sfidano l’idea di eleganza e normalità, dimostrando complicità verso quella società tanto controversa quanto riluttante nei loro confronti.
Negli anni Sessanta, infatti, travestirsi da donna era un reato, infatti Per l'art. 85 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza TULPS, il mascheramento era considerato comunque un illecito amministrativo, atto depenalizzato solo nel 1981. Nel 1968 e 1969 la Cassazione ritiene reato presentarsi in pubblico travestiti da donna e nel 1972 e 1974 respinge anche il riconoscimento del cambiamento di sesso. Tuttavia non solo la polizia ha censurato i travestiti, ma anche la psicanalisi, secondo cui i travestiti erano considerati uomini malati da curare. In un contesto così discriminatorio e omofobo trovare uno spazio in cui essere se stessi, essedo riconosciuti nella propria integrità e unicità era difficile da incontrare e Lisetta Carmi è riuscita, attraverso la sua macchina fotografica ad amalgamare la cultura transessuale in una società classista e violenta. È in quegli anni, infatti, che nasce la manifestazione più colorata e conosciuta in tutto il mondo che sfida la politica e pregiudizi. Il Gay Pride è il prodotto, infatti, dei moti di Stonewall Inn del 1969 in cui gruppi di gay si ribellarono alle incursioni violente della polizia nei bar gay, allora comuni e silenziosamente accettate.
Oggi il Gay Pride sfila nelle vie principali delle più grandi città mondiali, simbolo di difesa di quei diritti che ancora scalano affannosamente il processo di uguaglianza civile e umana. Ma davvero oggi ha lo stesso valore degli anni Sessanta? Davvero i milioni di partecipanti sfilano per avere uguaglianza e libertà e non per semplice ostentazione di una vita fatta di eccessi che non fanno altro che stigmatizzare le stesse persone che Lisetta Carmi ha tentato di normalizzare col suo reportage fotografico?
Una parata contestualizzata in una società dove la libertà di espressione sessuale non rappresenta un’eccezione bensì la normalità- fortunatamente- in cui politica, marketing spingono la sua proliferazione e pubblicità, snatura il fine ultimo della manifestazione, cui principi iniziali rappresentano valori umani e civili importanti.
A proposito di libertà… La ricchezza della settimana
Treno Torino-Roma. Alla fermata Milano Centrale sale una donna con un capello biondo chiaro morbido e liscio tagliato a caschetto, occhi azzurri, piccola statura che indossa un maglione color cammello sopra un vestito che le lascia scoperti i polpacci rivestiti con i collant color carne e una scarpa da ginnastica.
Mi guarda, sorride e si siede al posto 2, affianco al mio. Tira fuori una crema per il viso, un libro massiccio intitolato “imparare il francese velocemente”, una fetta di colomba avvolta in un sacchetto di nylon che accompagna un termos contenete caffè latte. Le lascio fare colazione e, non appena termina, le chiedo di poter passare per andare in bagno, scusandomi per il disturbo di farla alzare in piedi. Lei mi risponde “non si preoccupi, è un suo diritto”, affermazione che mi sorprende e incuriosisce allo stesso tempo da una donna di età avanzata. Non appena ritorno dal bagno si meraviglia per la mia velocità e, da quel momento, comincia una lunga chiacchierata di tre ore fino al mio arrivo a Roma.
La donna, di cui non saprò mai il nome, è un inarrestabile fiume in piena di parole che racconta tanti aneddoti del passato, quante esperienze di vita del suo presente. È madre, moglie, amica, nonna ma, soprattutto, viaggiatrice. Affrontiamo vari argomenti, dai viaggi, ai suoi figli, alla formazione scolastica, fino all’amore e, per quanto possa essere invasiva una conversazione di prima mattina con sveglia alle 4.30 del mattino, ascolto con piacere e stima quella donna di fronte accanto a me, che ha vissuto tante esperienze ma con una fame di vita invidiabile.
Mentre parlava il pensiero che rimbombava nelle mie orecchie era quanto fosse simile a me, lei, che a distanza di anni rispetto a me, difende con i denti la sua libertà e i suoi principi. Sono due, in particolare, le frasi che mi hanno colpito. La prima è “ho obbligato mia figlia a studiare legge perché volevo che fosse in grado di esprimere la sua idea con fermezza”, lei che non aveva avuto la possibilità di studiare in quanto orfana di genitori e voleva proiettare sui figli la sua voglia di conoscere e di espressione. “E’ uscita con 100, infatti, perché le piaceva il professore, non la materia”, aggiunge divertita. E io pure.
La seconda frase è stata “ero fidanzata con un medico bellissimo, ricco e facoltoso ma l’ho lasciato perché, sebbene fosse l’uomo perfetto, non mi lasciava la libertà. Mio marito, invece, non mi piaceva esteticamente, ma mi ha regalato la libertà”. Forse una delle dichiarazioni d’amore che una donna possa fare un uomo e a sé stessa, considerando l’attaccamento alla superficie che spesso mostriamo e dimostriamo anche inconsapevolmente. “Io non piacevo a mio marito ma sono fatta così, quando un uomo non mi guardava, io gli andavo dietro e così ho fatto. Eravamo a una festa organizzata da me e, siccome non sapevo con chi tornare, sono andata da lui e gli ho chiesto di riaccompagnarmi perché ero senza passaggio per il ritorno. Durante il viaggio abbiamo parlato di libri, gli ho chiesto di prestarmene uno e da lì è nata la scintilla”. Non so se sia stata e se, ancora oggi, sia una storia d’amore, tuttavia il fatto che lei ne parli con la luce in quegli occhi azzurri e il fatto che lei giri il mondo da sola ma lui le scriva per avere aggiornamenti, mi lascia pensare che ci sia affetto, stima, cura e presenza. Ancora di più, però, penso a quanto sia necessario per la nostra vita combattere tutti i giorni per il nostro diritto alla libertà, attraverso le nostre scelte quotidiane, anche scomode alcune volte perché, in fondo, la libertà e l’amore sono ricchezze che nessuno ci consegna, ma è un regalo che dobbiamo farci da soli attraverso le nostre scelte ed è necessario ascoltare esperienze di vita che ci confermino quanto sia possibile farlo.