Oggi Stay. è Giacomo Balla che dipinge la velocità del Novecento e ci racconta cosa ha perso il XXI secolo
di Teresa Giannini
Gli ultimi report sulle preferenze degli users dei social network decretano che la migliore comunicazione è in formato video. Le ragioni sono molteplici, da rintracciare nella tradizione culturale e nella psicologia, negli usi e nelle consuetudini, della società contemporanea. Il nostro cervello, infatti, recepisce molto più facilmente (con un livello di attenzione più alto e più duraturo) un messaggio video che uno di qualsiasi altro tipo – volendo semplificare: il vivere in sé è un’azione continua, dinamica, e una foto o un testo, per quanto ben concepiti, non godranno mai delle stesse agevolazioni di descrizione e empatia.
Nel nostro passato più prossimo, la ricerca artistica, proliferata a valle del processo di industrializzazione, aveva già messo in discussione la potenza del messaggio “statico”.
Il Novecento è stato definito il “secolo breve” non perché più corto degli altri, ma perché denso di scoperte e avvenimenti che hanno cambiato il volto dell’umanità con una velocità senza precedenti. Le prime due rivoluzioni industriali – per intenderci, quella del carbone e quella del motore a scoppio e dell’elettricità – avevano infatti preparato il terreno per la nascita delle automobili, degli aerei, del telefono, del cinema e di tanti altri congegni di cui ci serviamo ancora oggi, nelle versioni ovviamente più avanzate. La civiltà novecentesca ha quindi improvvisamente schiacciato l’acceleratore dello sviluppo, in senso materiale e figurato. La velocità, intesa come modello di crescita e filosofia di comportamento, non solo ha permeato il mondo industriale e produttivo, ma ha travolto tutte le sfere del vivere, arte compresa.
Il Futurismo italiano è stato il portavoce più vero del sentimento di ottimismo dovuto alle nuove tecnologie dell’epoca, e ha tradotto il concetto di velocità in narrazione (visiva) del movimento, con l’idea che tutto si muovesse e lo facesse rapidamente: i più moderni veicoli di allora, certo, ma anche persone, oggetti e animali.
Dinamismo di un cane a guinzaglio, tela del 1912 firmata da Giacomo Balla, rappresenta appunto l’interesse verso questa precisa dimensione della quotidianità, rimasta inespressa fino ad allora. La scena è semplice: un uomo porta a spasso il proprio amico a quattro zampe. Il taglio dell’inquadratura concentra l’attenzione sul cane, mentre il padrone (di cui si vedono solo piedi e gambe) resta sullo sfondo. Il soggetto dell’opera potrebbe forse risultare fanciullesco ai più, ma la grande innovazione introdotta da Balla non è nel contenuto, quanto piuttosto nella forma: attraverso la moltiplicazione delle zampe e della coda, la tenera bestiola è di fatto raffigurata in movimento (così come l’uomo “millepiedi” che la porta al guinzaglio).
L’immagine ferma cede così il posto a quella dinamica, sentita dagli artisti come espressione più autentica di quel nuovo mondo prospettato dalla tecnologia. E da qui torniamo ai giorni nostri: negli ultimi anni, i social ai quali siamo più affezionati hanno gradualmente modificato il proprio approccio ai contenuti, privilegiando il video rispetto a testi e fotografie. Ma perché? Per rifarci al Futurismo e al cagnolino dipinto da Giacomo Balla, la domanda potrebbe essere: di cosa si rende espressione l’immagine dinamica prodotta dalla nostra società?
Purtroppo, in questo caso, la risposta perde completamente la forza filosofica e l’ottimismo dell’arte futurista, trasformandosi nell’approdo naturale dello stile di vita frenetico e iper connesso che tutti conduciamo. Questa considerazione si pone alla base di una riflessione: siamo diventati pigri e assuefatti allo scrolling, perciò l’Industria in senso lato, che ci vuole prima di tutto consumatori, cerca di catturare la nostra preziosa attenzione con i mezzi più efficaci. L’obiettivo principale è vendere, sempre di più e sempre più velocemente: beni e prodotti di ogni genere, servizi, idee, suggerimenti, se stessi (in qualità di personaggi o di professionisti in settori specifici), il mercato è vastissimo e molto competitivo.
Una caratteristica vincente del video è che mentre trasmette un messaggio, intrattiene l’osservatore ed è per questo che dalla televisione tradizionale allo smartphone, passando quindi per YouTube e piattaforme di streaming, per Instagram, Facebook, Tik Tok e altri social network, la comunicazione video è quella più amata e richiesta dagli utenti (terreno fertile per marketer e pubblicitari).
L’intrattenimento, per come lo concepiamo oggi, è istantaneo e fugace, dovendosi adattare ai ritmi serratissimi delle nostre giornate. Catturare l’attenzione e mantenerla viva, anche solo per pochi minuti (già 90 secondi sembrerebbero troppi secondo alcune statistiche), è diventato un compito arduo, spingendo i professionisti del settore ad ingegnarsi e dirigersi verso soluzioni più creative e originali. Purtroppo questa tendenza è altresì indice di una certa facilità ad annoiarsi che oggi affligge la società anche (soprattutto?) nelle più giovani fasce di età.
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