LA LINGUACCIA. Voglia di reportage (non di consigli pratici per viaggiatori compulsivi)
La nostra società attraverso l'etimologia, a cura di Teresa Giannini
Se sento dire reportage, mi si aprono davanti agli occhi la savana africana, le rive del Gange, gli altopiani dell’America Latina, la neve e i ghiacci del polo nord. Nel significato che ci interessa oggi:
Servizio fotografico (detto anche fotoreportage) effettuato a scopo giornalistico o documentario, nei luoghi in cui si verificano avvenimenti di attualità o si presentano situazioni di particolare interesse geografico, antropologico, naturalistico.
Treccani
Fa pendant con: avventura, viaggio, scoperta, indagine, desiderio, stupore, curiosità, empatia, coraggio, solidarietà, denuncia, verità, pragmatismo, umanità, memoria.
Si contrappone a: inerzia, routine, vigliaccheria, ignavia, pusillanimità, indifferenza, diffidenza, insensibilità, superficialità.
Tutt’altra cosa rispetto a: marketing, economia & Co..
[Nota a margine: Sono stata deviata da troppe pagine (e ore-TV) del National Geographic, sicuramente].
Capiamo perché 🧐
Domanda: negli ultimi 4 mesi, quante volte avete cercato su Google qualcosa di simile a “dove andare in vacanza ad agosto” e, invece, qualcosa di simile a “vita nell’Africa subsahariana”? Facendo un resoconto delle ultime chiacchierate fatte con amici e conoscenti, ammetto di essere sorpresa dalla quantità di tempo speso parlando di viaggi. Credo sia davvero uno degli argomenti più inflazionati. Ore e ore di: cosa vedere, dove mangiare, quanto spendere, come se all’improvviso fossimo diventati tutti dei testimonial di Trip Advisor.
Eppure, il ricordo di quella precisa cornice gialla tra le tante copertine dell’edicola mi dice che, fino a pochi anni fa, il viaggio era ancora una passione, non un’ossessione e che si poteva indugiare nella scoperta di un luogo senza la fretta di consumarlo come fosse un pacchetto di patatine. Era bello imparare prima che pianificare, e sognare prima che monetizzare.
Se analizziamo internet e i social è facile rendersi conto di quanta attenzione catalizzi l’argomento viaggio, quanto successo abbiano i blog o i profili Instagram a hashtag travel. Adesso è più facile muoversi (in termini logistici ed economici), quindi può essere fisiologico un certo proliferare di consigli pratici, ma fino ad un certo punto!
Cioè, in questo folle mondo fatto ormai più di immagini che di persone, a nessuno mancano i reportage? Quel genere di fotografia che più di ogni altro sa raccontare la realtà, che ha reso celebri le testate giornalistiche dello stampo di Life, che ha scosso e sensibilizzato l’opinione pubblica grazie ai talenti come Robert Capa? Il mezzo più consono a dimostrare le potenzialità espressive e comunicative della fotografia, perché
costruito secondo uno schema narrativo ben preciso e ricco di informazioni, che ne fa uno strumento sia di analisi ed esplorazione, che di sintesi e dichiarazione. Indagine dell’altro e dell’altrove, mirata a riportare a casa e diffondere ciò che si scopre si apprende.
Con l’evolversi di internet, degli smartphone e dei social, i tentacoli del marketing si sono via via insinuati anche nel reportage, avvinghiandosi a chi, provvisto di un
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