LA LINGUACCIA. "Salta l'intro" di Netflix è una trovata diabolica
La nostra società attraverso l'etimologia, a cura di Teresa Giannini

Il verbo saltare, tra l'uso con ausiliare essere o avere e i detti metaforici, ha diversi significati. Quello che ci interessa oggi è:
Superare, oltrepassare con un salto (anche in senso figurato). Omettere, tralasciare.
Fa pendant con: impazienza, dimenticare, consumismo, pressappochismo, superficialità, frenesia, ingordigia, dipendenza, assuefazione.
Si contrappone a: attesa, ricordo, scelta, approfondire, dettaglio, soppesare, rallentare, assaporare, curiosità.
Capiamo perché 🧐
Io sono nata negli anni ‘90: la felice, ottimista coda del Secolo Breve. A otto anni ero convinta che il mondo fosse a portata di mano e che il futuro, non solo il mio, ma quello di tutti, sarebbe stato senz’altro stupendo (in questi termini, sì). Pagherei per ritrovarmi, con l’età che ho ora, nel 1998 o nel 2000.
Di primo acchito, il perché sembrerebbe abbastanza sdolcinato, ma dopo aver letto il saggio di Byung-chul Han Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, ho fatto pace con la mia emotività.
Il fatto è che, a differenza di adesso, in quegli anni esistevano Cose, appunto. Cose vere, tangibili (anche se non sempre materiali) che ti legavano al mondo, al tempo e alle altre persone e che purtroppo il progresso tecnologico è riuscito a spazzare via.
La Televisione era una di queste. Proprio così: una Cosa piena di Cose che con il loro periodico susseguirsi scandivano settimane, mesi e anni. Il palinsesto di Rai e Mediaset, così metodico e ripetitivo, era quanto di più rassicurante l'intrattenimento potesse offrire. Era bello guardare film, serie e programmi TV e anche poi odiare le pubblicità che interrompevano tutto sul più bello. Eri costretto a subire i tempi della programmazione, comprese le interruzioni, e questo spesso ti faceva sbuffare, ma rientrava nell’umana comune sorte di non poter avere tutto e subito.
Quella televisione lì non concedeva corsie preferenziali a nessuno: Happy Days era trasmesso il giorno X all’ora Y, un episodio solo e poi nulla fino al giorno dopo. Il Sabato giallo lo guardavi solo di sabato, Mamma ho perso l'aereo solo nel periodo natalizio e così via.
In quel contesto, le sigle e i titoli di testa dei vari programmi erano, lato telespettatore, un momento da gustare e, lato produzione, un esercizio creativo che se azzeccato fungeva da classica ciliegina sulla torta.
Pensiamo alla fanfara della 20th Century Fox, del pluripremiato compositore Alfred Newman, o alla voce di Cocciante che introduce la versione italiana del primo Toy Story, o ancora alla saga di CSI e il suo connubio con la band degli Who, o La signora in giallo e la sua indimenticabile intro firmata da John Addison (che ci ha vinto un Emmy). E gli X-Files (Mark Snow)? Willy il principe di Bel-Air (originale di Quincy Jones, cantata in italiano da Edoardo Nevola)? Passaparola, Sarabanda, Ciao Darwin… Tralasciamo l'elenco sotto la voce “Cristina d'Avena” ma, regina dei cartoni animati a parte, di esempi potremmo farne davvero tanti.
Quello che, fino a pochi anni fa, era parte di un bagaglio culturale condiviso, è stato prima sminuito e poi annientato dalla società fondamentale drogata che ci siamo costruiti intorno e l'automatismo “Salta l'intro”, introdotto da Netflix nel 2017, non è che una trovata diabolica per assecondare la nostra dipendenza e alimentare il bisogno di guardare di più, sempre di più.
Il numero uno dello streaming in Italia, con 8,9 milioni di utenti, ha reso possibile una cosa che tutti abbiamo sognato prima o poi di fare: vedere subito come “va a finire”.
La normale, stupenda curiosità, trasformata in un’occasione di business. E pare che la manovra sia riuscita perfettamente, considerando che, solo nel nostro Paese, le ore trascorse su Netflix ammontano a 376 milioni (dati AGCOM)! Eppure, tra le 1897 serie che fanno parte del catalogo italiano, quali sigle saremmo capaci di canticchiare? Cameron Johnson - Director e Product Innovation della compagnia - nel 2022 ha dichiarato che «In una giornata tipo, "Salta l'intro" viene premuto 136 milioni di volte, facendo risparmiare a tutti gli abbonati un tempo totale di ben 195 anni».
Sembrerà un banalità colossale ma, come insegna la cultura giapponese, chi fa dell’attesa un momento di riflessione non sta perdendo tempo, piuttosto gli sta dando valore. Vogliamo ancora saltare? Sì, la corda.
E qui sotto?! 👇🏻 Un elenco quasi random di parole da tenere a mente 😁
Zuccherini per i nostalgici 💕
JUKEBOX. Sì, proprio quella scatola magica che fino ai primi anni del 2000 (Nb: il primo prototipo è datato 1890) allietava le ore trascorse nei bar a fare salotto o a giocare a carte con gli amici. Dalla Treccani (io non lo sapevo) 🎵👇🏻
Dalla società di domani 🛸
Chi può dire cosa succederà nel futuro? Purtroppo, anzi, per fortuna (assolutamente) la sfera di cristallo non se l’è ancora inventata nessuno. Però, a saper leggere bene il presente, qualche idea ce la si può anche fare, senza pretendere di andare troppo in là con l’orologio. Prendendo ispirazione dal libro Indagine sul futuro (che trovate qui e che vi suggerisco di comprare): QUANTUM INFORMATION - Informazione quantistica.
Senza scendere troppo nei tecnicismi (non saprei nemmeno farlo), si tratta di uno strumento che ci permetterà di risolvere calcoli complicatissimi e di trasmettere una quantità enorme di dati in breve tempo e a basso costo.
Per approfondire (trovare qualcosa in italiano è complicato!).
Ne parlano tutti 🗨🔊
GENITORIALITÀ. Eh sì: se fosse una canzone, questa sarebbe il tormentone dei tormentoni. Più che come parola in sé, come ambito di dibattito. Tra madri che smettono di essere madri, padri senza più figli e genitori che non hanno generato nessuno, si fa veramente fatica a inquadrare la questione dalla giusta prospettiva. Il mio parere? Prima di tutto accettiamo che il desiderio di diventare genitore sia comune a tutti gli esseri umani, indipendente dal proprio orientamento e dalla propria identità sessuale. Poi magari capiamo anche che sognare di dare vita ad una famiglia, non è esattamente come progettare una rapina o un assassinio. Metabolizzato questo, possiamo anche ragionare.
Parole in cerca d’autore (ciò che l’italiano non sa dire) 📝
GENITORE CHE PERDE UN FIGLIO. Un libro che sto leggendo in questi giorni, suggerisce che alla base di questo deficit lessicale ci sia l'incapacità di dare un nome a un dolore così profondo e, contemporaneamente, la paura paralizzante dei genitori che tentano di immedesimarsi nella condizione. L'italiano fa quindi un passo indietro difronte al dolore?
VS: contro i bias cognitivi 🤔🤓
DINAMICO VS INQUIETO.
Di persona o attività caratterizzata da intraprendenza, rapidità e costante aggiornamento in più campi; anche, di concezione che sottolinei la forza, l'energia, il movimento
Non tranquillo, in uno stato di agitazione per turbamento dell’equilibrio fisico o psichico
In sostanza: una persona dinamica, alla sera, tendenzialmente crolla per la stanchezza, una persona inquieta, anche se stanca, col ca🤐 che dorme!