LA LINGUACCIA. La fretta l'hanno inventata i romani
La lingua che descrive il mondo di oggi, a Roma. Di Teresa Giannini
LE PAROLE A ROMA
Una non-romana che racconta Roma, come lo fa? Innanzitutto ponendosi tante domande e poi provando a estrapolare quelle giuste. Io sono Teresa Giannini, vivo nella Capitale da 12 anni e mi chiedo: ma perché tutta questa fretta?
Una congenita pressione psicologica
Nell’accezione comune, il termine fretta ha un significato ben preciso: 1. Necessità o desiderio di fare presto 2. Rapidità nei movimenti, negli atti [Treccani]. Questo vale ovviamente su tutto il territorio nazionale e non solo a Roma eppure, nella Capitale, si colora di sfumature che tendono al nervosismo assolutamente peculiari, quasi si trattasse più di un sentimento che di una modalità operativa (chiamiamola così).
Il traffico credo sia il teatro della massima espressione di quanto ho appena detto: tutti attaccati indistintamente al clacson e all’acceleratore, nemmeno fossero Niki Lauda o il presidente della Repubblica in ritardo per il discorso di fine anno.
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Una volta ho letto la frase: «Nella vita esistono due tipi di persone: quelle che vedono il semaforo giallo e si fermano, e quelle che invece accelerano» ebbene, dopo 12 anni di raccolta di dati empirici, posso affermare che a Roma viva una percentuale nettamente maggiore di persone appartenenti alla seconda categoria.
La caratteristica sorprendente è che la cosa non resta circoscritta all’ambito della circolazione stradale (dove tutto sommato ce la si aspetta), ma sconfina in altri contesti nei quali potrebbe benissimo essere evitata.
Al ristorante, al bar, al supermercato, in farmacia, nei musei, nei negozi… la fretta permea ogni luogo in cui si registrano relazioni sociali: sembrerebbe congenita, non ho altre spiegazioni.
L’aspetto positivo è che quando tu hai bisogno di sbrigarti, effettivamente la città di ti capisce e in un certo senso ti agevola, quasi ti rispetta di più (io ad esempio, che viaggio ad una marcia molto più lenta rispetto ai romani, faccio innervosire chiunque senza volerlo). Gli aspetti negativi sono prevalentemente psicologici e comportamentali: ansia, agitazione, aggressività, prepotenza, per citarne alcuni.
Qualcuno potrebbe pensare che questo sia il risultato di un processo di adattamento ai deficit organizzativi della Capitale, oltre che al bisogno delle attività economiche di far fronte ad un pubblico di turisti sempre più consistente, e che quindi sia un atteggiamento geograficamente localizzato e ristretto nei confini della sola città di Roma.
E invece no: chi ha avuto modo di incontrare dei romani in altre parti del globo, sa
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