LA LINGUACCIA. La chiama(va)no Caput Mundi
La lingua che descrive il mondo di oggi, a Roma. Di Teresa Giannini
Perché parlare delle parole?
“Oggi sappiamo che sono piuttosto le cose a essere spesso conseguenza dei nomi: sono le parole a influenzare i nostri comportamenti. Parole dette, ascoltate, digitate, lette in quell’incessante comunicazione che caratterizza il nostro tempo. Guardare il mondo dalle parole, allora, significa vedere e capire qualcosa in più di tutto quello che ci accade intorno” - G. Antonelli
LE PAROLE A ROMA
Ciao e ben tornat* su La Linguaccia: lo spazio bisettimanale dedicato alle parole. Dall’ultima volta che hai ricevuto mie notizie (ho spiegato perché ci diciamo auguri 😉), è passato del tempo e Stay. ha fatto un bel passo avanti.
Ora esiste il nostro sito web (ti arriverà un’apposita mail a riguardo, con tutte le informazioni necessarie a farti capire come trovarci e come accedere ai nostri contenuti gratuiti) e la nostra redazione ha pensato di dedicare le edizioni della newsletter a Roma, la città in cui tutte abitiamo.
Io personalmente, con lei, ho avuto sempre un rapporto conflittuale: troppo aggressiva, dispersiva e disorganizzata per viverci bene ma, allo stesso tempo, semplicemente troppo bella per non amarla profondamente — e lo dico sia da architetta che da turista del mondo.
Perciò, quando ho avanzato la proposta alle mie colleghe, l’idea di incentrare la mia rubrica di etimologia e società sul linguaggio romano, deve essermi sembrata una sfida (geniale) adatta ad entrare più in sintonia con una romanità che non mi appartiene per niente. Ma adesso come te la spiego una cosa di cui non so nulla?
Avevi detto “geniale”?! Sì, lo avevo detto, ma perché la genialità mi motiva, l’incoscienza decisamente meno 😅
Ad ogni modo eccomi qui: a parlare di Roma tramite le parole (almeno questo, di solito, mi riesce bene), cercando di non annoiarti con le solite cose da negozio di souvenir (tipo questa 👇🏻 che comunque, a scanso di ipocrisia, è figa, va detto 🙄).

Ma una non-romana che racconta Roma, come lo fa? Innanzitutto ponendosi tante domande e poi provando a estrapolare quelle giuste.
La prima, quella che ho scelto per inaugurare la nuova era de La Linguaccia è la seguente:
Perché è proprio Roma la Capitale d’Italia?
La chiamavano Caput Mundi, qualcuno lo fa ancora (senza preoccuparsi troppo della vaga megalomania), ma il marketing contemporaneo ha preferito puntare sull’altro ben noto epiteto di Città eterna. Comunque la si voglia chiamare oggi, Roma rimane la capitale d’Italia… ma perché?
Con il termine Capitale si indica la città principale di uno Stato, definita come quella che ospita la sede del governo. Ne esistono di diversi tipi, in base alla storia che le ha portate ad essere tali: originaria, designata, fondata. Roma, nello specifico, è il risultato di una trasmigrazione, essendo diventata capitale nel 1871 a seguito delle prime due: Torino e Firenze (in realtà la storia sarebbe un po’ più lunga, perché queste sono solo le più importanti e longeve, ma semplifichiamola così).
Il vocabolo in sé è di derivazione latina, più precisamente, viene dall’aggettivo capitalis, a sua volta nato dal sostantivo caput che si riferiva al capo in tutti i suoi significati (testa del corpo umano, guida o condottiero, inizio o apice di qualcosa e, appunto, città principale di una nazione).
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La nostra testa è poi la casa del pensiero e quindi è la massima rappresentazione del concetto stesso di centro decisionale. Il nesso tra la capitale di un Paese e la sede del suo governo, quindi, non stupisce e fa capire perché Torino, che era già sede della corte sabauda e del parlamento del Regno di Sardegna al momento dell’Unità d’Italia, sia stata la prima tra quelle dello Stivale.
E allora perché spostarla a Roma? Le ragioni storico-politiche sono diverse e preferisco non addentrarmici ma, aldilà di queste, esistono altre valide motivazioni
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