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LA LINGUACCIA. La bellezza tra armonia e conflitto

LA LINGUACCIA. La bellezza tra armonia e conflitto

La lingua che descrive il mondo di oggi, a Roma. Di Teresa Giannini

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Oct 22, 2024
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LE PAROLE A ROMA

Una non-romana che racconta Roma, come lo fa? Innanzitutto ponendosi tante domande e poi provando a estrapolare quelle giuste. Io sono Teresa Giannini, vivo nella Capitale da 12 anni e mi chiedo: è bella sì, ma cosa vuol dire?

Caravaggio - Narciso - Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

Bello è un aggettivo molto meno banale di quanto si possa immaginare. Questo perché la sua origine si pone in mezzo ad altri due vocaboli ben noti e tra loro ossimorici: buono e guerra.

L'idea di bellezza, quindi, nasconde un legame controverso a due concetti opposti, comprensibile solo mediante una lettura storico-culturale della società latina. Va da sé che, come Roma, nessuna altra città possa essere tanto rappresentativa della sua complessità.

Bellezza e Roma sono concetti multiformi

Nel 1934, Carlo Buti cantava “Quanto sei bella Roma” e questa esclamazione, reinterpretata a più riprese negli anni successivi da nomi quali Anna Magnani e Claudio Villa (per poi diventare citazione con Antonello Venditti), ha fatto il giro del mondo, vendendo un’immagine romantica e affascinante di un’entità in realtà molto più stratificata.

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Metaforicamente, la Città Eterna è infatti un’idea multiforme, che si nutre di contraddizioni e di tensioni: l’esempio tangibile dell’elasticità del significato di bellezza, frutto di una storia millenaria scandita da conquiste, distruzioni e rinascite; ricca di monumenti maestosi, palazzi nobiliari e fontane barocche, testimonianze di un passato tanto glorioso quanto sanguinario.
Nella sua lunga vita, Roma è risorta dalle proprie rovine in più di un’occasione, trasformando le cicatrici delle battaglie in opere d’arte, quasi a manifestare una correlazione “ciclica” tra le nozioni di guerra, bello e buono.

Buono è bello?

Gli antichi latini usavano il termine bellus come diminutivo di bonus: “buono” [BÈNULUS, BÈNLUS da cui BÈLLUS, con valore più simile a “comodo” o “carino”, in gergo familiare] e solo dopo lo hanno sostituito a pulcher e formosus (le parole già in uso per descrivere la grazia e la piacevolezza dell’aspetto fisico).

In pratica, e per astrazione, la pericolosa sovrapposizione tra apparenza e sostanza

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