FOR YOU. Sulla Line Up della nostra vita
Cose viste e vissute dal mondo. A cura di Chiara Rebeggiani
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Ogni qualvolta sto giù di tono, quando letteralmente sento come se gli eventi della vita mi stiano schiacciando alla stessa maniera di quell’onda che si porta dietro litri e litri d’acqua e che se non sai come affrontarla ti spalma senza troppi grazie sul reef (a me è successo), penso ad un mio carissimo amico che mi ripete sempre la stessa cosa: “Abbassa la testa e lascia che l’onda ti scivoli sopra e poi riparti a pagaiare!”. Così oggi mi sento di descrivere la vita, paragonandola al surf.
Il surf per me è stato quel sogno adolescenziale nel cassetto, potenziato dal mio amore per la natura e per lo sport, che poi è diventato una metafora sulla vita che cerco di applicare mentalmente e fisicamente. Quando sono arrabbiata vado a fare jogging e quando voglio scappare dalla realtà opprimente, mare permettendo, vado a fare surf.
La mia attitudine come quella di molti altri surfisti, che è quella di non soccombere alla durezza, all’ incomprensibilità, all’insensatezza di certi eventi che la nostra società ci propina come normale corso della storia, ripercorre forse la vicenda dei fautori di questa bellissima arte.
Il surf è nato nelle isole Hawaii. I nativi praticavano questa disciplina come esperienza spirituale passando la maggior parte del loro tempo fra le onde, fino alla colonizzazione dell’isola e all’approdo del surf in occidente. La colonizzazione da parte degli occidentali oltre a portare una profonda industrializzazione nell’isola, portò anche molte malattie che ben presto decimarono la popolazione. Molti nativi trovarono conforto nel surf che diventò, quindi, anche un modo per ribellarsi alla colonizzazione.
Ribellarsi alla colonizzazione, all’industrializzazione, all’omologazione. Il surf come tutti gli sport estremi nasce dalla voglia di emancipazione, dalla necessità che un individuo ha di uscire da una collettività che ci vorrebbe tutti uguali. Inoltre, questo sport vuole sottolineare l’incontro tra l’uomo e la natura. L’uomo che si scontra con la natura, che inevitabilmente lo porta a ridimensionarsi, che deve rispettare la natura e per certi versi temerla, perchè non è la natura che si sottomette all’uomo ma l’uomo alla natura.
Anche l’opera “La grande onda di Kanagawa” rimarca questo aspetto: l’eterna sfida tra uomo e natura.
L’opera di Hokusai è la rappresentazione della forza della natura che incombe e minaccia l’umanità. Il Monte Fuji sul fondo è un elemento religioso che in questo caso osserva indifferente il compimento del dramma.
La stessa onda viene anche antropomorfizzata. Infatti, la forma della spuma è simile ad una mano che sembra abbattersi e artigliare i pescatori sottostanti. In questo senso la grande onda rappresenta anche la morte che incombe sulle persone. Il surf nasce come esperienza individuale; sei in acqua da solo, tu, la tua tavola e l’immenso e profondo liquido a tinte blu che respira sotto di te. Un’arte quella del surf che protende verso molteplici significati: è un incontro profondo tra il creato e la creatura (il mare e l’uomo), un’ancora di salvezza dalla società opprimente, una metafora sul combattimento interiore che ognuno di noi si trova a dover affrontare e infine un incoraggiamento ad abbassare la testa,come segno di umiltà, di fronte alla vita che ci mette alla prova e lasciarci scivolare sopra quella parete d’acqua per poi ritornare in superficie a pieni polmoni.
“If in doubt, paddle out” Nat Young.