DILLO CON UN LIBRO. Lettera a un bambino mai nato
Gustav Klimt: “ Le tre età della donna” (1905)
“La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente.”
È Il 1975, quando il Direttore de “L’Europeo” commissiona ad Oriana Fallacci un’inchiesta sull’aborto, ma la scrittrice si presenta con un manoscritto sulla maternità. Il libro che diverrà presto un capolavoro della letteratura è un flusso di coscienza continuo, che inizia nel momento in cui la protagonista, una giovane donna in carriera, di cui non si saprà mai il nome o l’età, scopre di essere incinta. Nel manoscritto i protagonisti saranno la madre e il bambino, con il quale la donna istaurerà un rapporto di amore e odio, un rapporto conflittuale che rispecchia la situazione della donna stessa, divisa tra la volontà di portare avanti la gravidanza più per dovere che per obbligo e la consapevolezza di mettere al mondo un bambino in una situazione non idillica. Seppure scritto quasi 40 anni fa, il libro è semmai attuale, ancora oggi la maternità spesso viene vista come una scelta che comporta altre privazioni, non come un valore aggiunto per una donna ma semmai come rinuncia alla propria indipendenza, alla carriera; secondo gli ultimi dati disponibili le donne italiane divengono madri sempre più tardi, a 32 anni circa, con in media un bambino pro-capite, questo perché, sempre con dati alla mano, devono spesso rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari (il 42,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli, risulta non occupata), con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali, oppure laddove il lavoro sia stato conservato, molte volte si tratta di un contratto part-time (per il 39,2% delle donne con 2 o più figli minorenni)[1]. In questa situazione molte donne, soprattutto giovani, decidono consapevolmente di non diventare madri, preferendo di fatti la carriera, oppure decidono di non portare a termine gravidanze accidentali e non volute preferendo abortire, anche se in questo momento storico, questa scelta viene alquanto ostacolata in varie parti del mondo (l’Italia non è da meno), allora è spontaneo domandarsi perché le istituzioni anziché proporre programmi di welfare per incentivare la natalità, permettendo anche alle madri di conservare una propria indipendenza lavorativa, si preoccupano invece di ostacolare l’accesso all’aborto, che di fatti è un diritto. Oggi voglio augurarvi una buona lettura, congedandomi con un immagine di Gustav Klim raffigurante proprio la maternità “Le tre età della donna”, un dipinto complesso che raffigura da una parte una giovane donna con in braccio una bambina e dall’altra una donna anziana con i capelli bianchi ma che presenta anche essa segni di maternità; l’opera a mio avviso, vuole rappresentare la dualità della maternità stessa divisa da un conflitto che la rende l’esperienza più audace che una donna possa affrontare ma solo se la persona che la vive è fisicamente ed emotivamente pronta, in caso contrario diviene un tumulto interiore, proprio come nel caso della giovane protagonista di “Lettera a un bambino mai nato”.
[1] Rapporto annuale Istat per Save The Children