DIETRO LE QUINTE DI ROMA. Dietro la“quinta” più ambita di Roma: la dark room del “Mucca Assassina”
di Paola Sireci
I dieci rooftop dove fare l’aperitivo vista cupolone, la lista delle trattorie dove puoi mangiare la carbonara migliore, la meta perfetta dove trascorrere un fine settimana fuori porta lontano dal caos romano, la lista degli eventi da fare questo fine settimana nella Capitale. Ci sono le guide alla città.
Poi c’è “Dietro le quinte di Roma”. Una rubrica alla scoperta delle realtà più nascoste della Città Eterna, un modo per conoscerla trasversalmente nella sua sua essenza, fatta di meraviglie e imperfezioni. Un modo per fare esperienza non dal palcoscenico dei monumenti o dei locali più conosciuti della Capitale ma dalle sue quinte.
Una stanza buia, oltrepassabile attraverso un tendone di velluto nero, suono isolato dalla realtà circostante e un insieme corpi che si urtano volontariamente fino a incastrarsi. Sì, stai pensando bene, siamo dentro una dark room, ma non una qualsiasi, LA dark room di una delle serate, forse la più frequentata, di Roma: il “Mucca Assassina” nonché la più conosciuta tra la lista delle serate LGBTQ+.
Abbiamo scelto di inaugurare la nuova rubrica di Stay. con uno dei luoghi più significativi della movida romana, il cuore pulsante di una vita notturna trasgressiva, promiscua e proibita in cui gravitano uomini e donne, provenienti da diverse parti geografiche appartenenti ognuno al proprio credo. Il Mucca Assassina si è configurato negli anni, infatti, come il centro della libertà sessuale, dalla sua fondazione nel 1991 per la necessità del Circolo Mario Mieli di portare avanti le proprie attività in favore della difesa dei diritti civili della comunità LGBTQUIA+ e offrire servizi gratuiti alla città. Una partenza sul fronte sociale che approda all’intrattenimento vero e puro. Le prime serate si svolgono all'interno dei padiglioni dell'ex Mattatoio nel quartiere Testaccio a Roma, luogo simbolico per la nascita del nome e del logo del party: una mucca che impugna una falce per vendicare le sue compagne macellate.
La serata, oggi, dopo aver seguito un itinerario dislocato su vari quartieri di Roma, quasi come per voler lasciare il segno in tutto il perimetro cittadino, ha tappa fissa al Qube ogni venerdì sera, la discoteca più grande della Capitale distribuita su tre piani ognuno dei quali dedicati a un genere musicale predefinito. Al piano intermedio si trova proprio lei, la “quinta” più ambita di Roma: la dark room.
Una sala dedicata unicamente al piacere maschile. Le donne, infatti, non sono ammesse. Una volta varcata la soglia del tendone, monitorata dal buttafuori che controlla meticolosamente il sesso delle persone che vi entrano, il tempo sembra fermarsi e quello che accade è un susseguirsi di incontri, più o meno piacevoli in cui quello che conta non è con chi sei, ma quello che fai. Una concezione di piacere sicuramente trasgressiva ed eccitante che non lascia, tuttavia, spazio alla qualità delle persone con cui ci si relaziona dal momento che non le vedi e quindi, non le scegli al 100%. Un’esperienza per chi, come me, è entrata per curiosità si è rivelata disturbante per la velocità dell’approccio non consenziente che spinge a dire “sì” anche solo per una palpata.
Un’evasione stuzzicante, eccitante ed eversiva per chi vuole provare una sessualità trasversale all’interno di una serata beatificata del panorama romano in cui è possibile sperimentare il consenso, il rifiuto, il divertimento e il turbamento. Come mucche all’impazzata pronte al macello.
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