Il caldo tarda a farsi sentire eppure le gelaterie in centro straripano di turisti. Ognuna con le sue strategie di marketing; c’è chi propone file fuori fiume solo perché la cassa è posizionata subito dopo lo zerbino, c’è chi si nasconde dietro lavagne o dentro buchi di negozio dove è inimmaginabile pensarci un cucchiaino, figuriamoci un laboratorio del gelato.
Eppure il concetto di gelato buono, ben fatto con le materie prime scelte ad hoc, espresso in mille declinazioni, è un qualcosa di ben radicato nella dieta estiva di noi romani, ancor prima della cocomerata di ferragosto e del prosciutto e melone servito a tutte le ore nei ristorantini acchiappa turisti del centro.
Al momento non posso definirmi una vera intenditrice, ma so quello che voglio. Quando un romano esce di casa con l’idea di potersi godere un momento di stacco dal caldo, dalla quotidianità e concedersi un gelato, sicuramente la sua scelta non sarà a casaccio. Non si farà prendere dall’ansia di assaporare qualcosa di fresco pur di non soccombere all’afa romana, ma andrà diretto in un laboratorio dove è certo e sa cosa darà sollievo alle sue fauci infuocate.
Il gelato non è un trio di palline colorate posizionate in equilibrio su una cialda, è ben altro. Tra l’altro, fresca di lezioni sulla deontologia professionale giornalistica vi riporto questa cosa: il relatore del corso parlava di credibilità professionale; che significa? Significa che se tu sei il primo a fare male il tuo lavoro, mettendo da parte le tue conoscenze e puntando solo alle vendite come pensi di poter conquistare credibilità? Lo stesso discorso, a mio avviso, vale anche per il gelato. Una cialda moscia e tre palline incastrate sopra, palline che non sono per nulla cremose, che di panna e latte non ce n’è un dito neanche per sbaglio, che a ogni leccatina ti ritrovi mille cristalli di ghiaccio che ti graffiano la lingua o che la scelta delle materie prime rimane solo una cosa da intenditori, non promette nulla di buono e quello che mi stai vendendo tutto è meno che un gelato. Di conseguenza venderai tanti gelati ma non per il gusto della tradizione ma solo per il vile denaro. Oltre al gusto “graffiante”, quello che dovrebbe aiutarti a capire che il gelato che stai per mangiare esula dall’essere artigianale è il colore: non fidarti mai dei colori accesi. Il gusto fragola non è un colore fucsia così come il gusto limone non è fluo. Se sei attratto dai colori sappi che stai per mangiare un gelato ricco di prodotti chimici artificiali, stai per mangiare un gelato finto.
Altro tip: il gelato si dev’essere cremoso e non ghiacciato ma deve stare anche fermo sulla cialda o nella coppetta; il gelato artigianale per eccellenza è un gelato buono, fresco, cremoso e non oleoso.
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