CONTROCULTURA. La "cancel culture" ha colpito ancora. Questa volta a farne le spese sono le opere di Roald Dahl.
Approfondimenti e riflessioni su attualità, costume e società, a cura di Amina Al Kodsi
“Ogni disco è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni immagine è stata ridipinta, ogni statua e ogni edificio è stato rinominato, ogni data è stata modificata. E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto. La storia si è fermata.”
George Orwell, 1984
Qualche tempo fa la casa editrice Puffin Books, di comune accordo con la Roald Dahl Story Company, la società che possiede i diritti d'autore sulle opere di Roald Dahl, ha divulgato la decisione di apportare sostanziali modifiche ai testi dell’autore britannico.
Centinaia di parole sono state tagliate o riscritte. Molti riferimenti di genere sono stati eliminati. Ad esempio, nella Fabbrica di Cioccolato l’espressione con cui Roald Dahl si riferisce ai buffi Oompa-Loompa , “small men”, è stata sostituita con il termine “small people”.
Quasi tutti i riferimenti al peso di Augustus Gloop, l’ingordo bambino tedesco vincitore di uno dei cinque golden ticket nella Fabbrica di Cioccolato, sono stati cancellati. Nei pochi passaggi in cui si menziona la forma fisica del paffuto Gloop gli editori hanno preferito sostituire il termine “grasso” considerato offensivo, con “enorme” che, a quanto pare, rappresenta un’alternativa socialmente accettabile.
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